Non ero così, ero sempre io, però ero morta e non potevo toccare nessuno. Non si è trattato di un sogno triste o angoscioso, solo...nostalgico: avevo dispiacere di essere lì e non poter toccare, abbracciare, interagire con tutte le persone che vedevo, come facevo invece da viva.
Ho cambiato un po' le carte in tavola.
Da Maggio mi sono trasferita in Versilia per fare la stagione, e ciò implica la lontananza dalla mia città e dalle mie radici per un lasso di tempo di 5 mesi. Che sarà mai, mi dicevo, in fondo sono quasi dietro l'angolo e poi c'è skype che tiene tutti in contatto...ma sì, poi ero proprio io a millantare che ad averci l'occasione me ne sarei scappata all'estero col primo treno.
Non pensavo che questo cambiamento avrebbe generato un eco così forte nel mio immaginario...E invece, anche i sogni mi segnalano il mio intimo sgomento.
...Che fuori si fa presto a minimizzare tutto, ma dentro ogni cosa viene filtrata e rielaborata.
Funziona così anche per i disegni.
Dall'acquerello impalpabile sono passata, in questi giorni, ai pastelli ad olio grezzi, ruvidi, materici, e i soggetti che sono venuti fuori in queste prove tecniche sono altrettanto grevi.
"Sono solo prove, devo imparare a impastare bene i colori e ad accostarli in maniera armonica": va bene eh, ma io non ho mai usato colori sparati e acidi come questi.
Ho l'handicap di un animo che è peggio di un sismografo.
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[pastelli ad olio su cartone da cartonnage, che ho provato a sfumare -con scarsi risultati- con olio di lino tramite pennello piatto a setole dure. Devo imparare ad amalgamare meglio i colori, e giocare di più con gli strati. Ho caricato le immagini ad alta risoluzione perchè mi piaceva il dettaglio delle irregolarità della superficie]