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Ecoline e china su carta da acquerello. Si ringrazia la mia Lettera 32 per il font. |
Alle elementari lessi Pollyanna.
Ero giovane e, in puro spirito naif catechistico pensate ai bambini meno fortunati etc, mi piacque il gioco della felicità che Pollyanna faceva e prendeva come stile di vita.
Pollyanna era fondamentalmente sfigatissima e gliene capitavano di tutti i colori, ma lei, per non cascare nella depressione, pensava "bè, sono stata fortunata, dopotutto poteva sempre capitarmi questo e quest'altro!" (dove "questo e quest'altro" erano di volta in volta alternative peggiori alla sfiga che le era capitata).
Dicevo, insomma, che questo giochino mi piacque molto e provai a portarlo avanti in qualche occasione.
...Non ci misi molto ad accantonarlo bollandolo come grossa stronzata che non funzionava per niente.
Non mi sono capitate grosse sfighe, ma nell'animo ho appena passato un periodo "almeno" e ora so che quando mi trovo a fare spallucce e pensare troppe volte di seguito "beh almeno ho questo / almeno mi è rimasto quest'altro / almeno so fare questo / almeno qualcosa ho fatto e blabla" (in puro stile Pollyanna) non va bene, non va affatto bene perché vuol dire che smetto di essere agguerrita e mi crogiolo nelle cose che già ho (è chiaro che non sto parlando di beni materiali, sì?).
Sbrodolare tutto questo sulla carta mi fa vedere quanto sia brutto trovarsi così, nell'"almeno" vischioso.
L' "almeno" è una dimensione brutta, è una zavorra.
Ciao, io me ne vado dall' "almeno".
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[Image text: It's like staying - and nothing more / in the routine / in the certainty / Unable to move or take risks / Like being in a bubble full of "already done" and "already said" / "already traced". / It's a thin threshold / so little to do / and even that little feeling you were able to feel - fades away / you just float, suspended. / So little to do / and then - down / where you no longer feel anything/ just the skin perceives like a light pressure from that liquid atmosphere all around / but no more shrives / or cold or warm or wind. Here, it's like remaining/ carrying on small daily duties/ Focusing on "at least"/ "At least I have" / "At least I am" / "At least I"/ And nothing more."
When I was 8, I borrowed "Pollyanna" from the school library and read about her Glad Game: at first I thought "Whoa! She is a brave girl! I'll try to play the Glad game, too!", but within a day or two I found out that it was a stupid thing that didn't even work.
A few days ago I was thinking about that Glad Game, because I found me saying to myself "Oh, this thing is bad, bud not that bad: at least I...".
At least.
When you say to yourself "at least" you are surrendering and resigning: you are glad of what you have (I'm not writing about material stuff, of course), and you don't fight for any more.
So, I took my brush and my emerald Ecoline and I draw about that, pulling that "at least" feeling out of me. I feel better now.